domenica 23 marzo 2025

Soul Festival, edizione 2025 ovvero il mio festival preferito in città

Da questo dirompente, commovente, spiritualissimo e concretissimo Milano Soul Festival mi porto a casa un’infinità di meraviglie e scoperte
•⁠ ⁠Cenare nel silenzio e usare solo i gesti al refettorio ambrosiano scatena gesti che non sapevamo di conoscere né di possedere
•⁠ ⁠Milano è luogo di cultura, design, arte, moda, ma ha anche bisogno di altro. Ha un bisogno estremo di quella spiritualità che fa parte del suo DNA, come ricorda Elena Beccalli, magnifico rettore dell’Università Cattolica, che è donna dal coraggio, la determinazione, l’intelligenza luminosa.
•⁠ ⁠David Grossman è uno degli esseri più essenziali, equanimi, profondi e immaginifici che abitino oggi sul pianeta terra (e Noseda è la voce italiana migliore che potesse incrociare)
•⁠ ⁠È passato il tempo delle cose nuove, ora è quello delle cose giuste, quelle che tutelano l’altro e creano fiducia
•⁠ ⁠Il Cardinale e Poeta José Tolentino de Mendoza è il maestro che ognuno di noi vorrebbe incontrare sulla sua via. E sorride in un modo che non vedevo da tempo
•⁠ ⁠La meditazione non è fuga dal mondo ma comprensione del mondo e delle sue vite. E lo si intuisce ancora di più se si ascoltano Raga indiani meravigliosi nella sacrestia di Santa Maria delle Grazie
La trama dell’oggi è la trama del noi, perché l’io in solitudine è destinato al fallimento. Ed è giunto il momento di rendersene conto dopo una bulimia di ego che ha preso a soffocarci
•⁠ ⁠Il vicario apostolico dell’Arabia Meridionale Paolo Martinelli, il docente di teologia islamica Adnane Mokrani, il rabbino David Sciunnach insieme sul palco del Salone d’Onore della Triennale sono mattoni di costruzioni nuove. E ancor più è mattone l’applauso al pensiero di Mokrani, per cui non esisterà pace finché non esisterà un’associazione interreligiosa dei diritti umani che renda realtà inconfutabile il concetto per cui nessuna vita vale più di un’altra. Mai, in nessuna circostanza
•⁠ ⁠Ad Abu Dhabi esiste un progetto architettonico unico al mondo firmato da David Adjaye. La Abrahamic Family House raccoglie in uno spazio comune una sinagoga, una moschea, una chiesa: ognuno col suo edificio, ognuno con le sue differenze. Ma ci si ritrova nella piazza e nel giardino, ogni giorno insieme perché una fede non esiste se non si riconosce l’altra. Come era (e come prima o poi sarà ancora) a Gerusalemme
•⁠ ⁠Stringere la mano al prof. Adnane Mokrani trasmette senso e fa svoltare qualunque domenica di pioggia
•⁠ ⁠Se ci abituiamo a lasciare andare, la vecchiaia è una bellissima, esuberante scoperta
•⁠ ⁠Non trovi il sublime se lo cerchi. Lo trovi se hai fortuna. E la fortuna è una finestra lasciata aperta sulla soglia del tuo cuore, come racconta Maia Cornacchia riecheggiando Krishnamurti e il suo peso rivoluzionario sulle generazioni del ’68 (lui che disse che non dobbiamo avere maestri, nemmeno in noi stessi)
•⁠ ⁠Nicola Lagioia in San Nazaro in Brolo fa riecheggiare Macbeth, Shakespeare, Ungaretti, Svevo, Conrad, Tolstoj e gli altri. E ci ricorda e regala, in stato di grazia e veracità, il potere taumaturgico della letteratura
•⁠ ⁠Arnoldo Mosca Mondadori assieme ai carcerati trasforma in violini i legni delle navi in fuga nel Mediterraneo e ridà voce e vita ai migranti (anche grazie al tocco talentuoso di Issei Watanabe)
•⁠ ⁠Il monaco zen Fausto Tairen Guareschi ha avuto per maestro d’elezione il presbitero e intellettuale Ernesto Balducci, che non conoscevo e di cui – dopo una manciata di ricerche – non ci si può non innamorare
Grazie Milano Soul Festival per rendere Milano un posto migliore



mercoledì 1 gennaio 2025

Parco Terra Nostra, Azzorre

31 acri.

2000 alberi.

1300 specie botaniche tra quelle locali e quelle provenienti da America, Australia, Nuova Zelanda, Cina e Sudafrica.

600 specie di camelie.

Acqua termale tra i 36 e i 42 gradi.

I numeri non mi affascinano quasi mai, ma quelli del Parco di Terra Nostra rappresentano esattamente il capogiro che si prova nel perdersi in questo giardino immenso che mescola i verdi lucenti e tutti diversi di palme, bambù, querce, muschi e salici, l’arancione delle acque termali ricche di minerali, i rossastri di azalee, rododendri e camelie, i bruni dei tronchi. L’origine di tutto fu nel 1775 con Thomas Hickling, commerciante di Boston e console onorario degli Stati Uniti che sposò in seconde nozze una giovane di Philadelphia, Sarah Faulder, arrivata a Sao Miguel dopo un naufragio. Abbacinato dalla bellezza trascendente delle Azzorre, dopo la prima visita imposta dal padre, Hickling era infatti voluto tornare per creare qui il suo personale hermitage. Ma con una notarella molto poco usuale per l’epoca: che il giardino e le sue vasche (al tempo destinate a navigazione e pesca di piacere) fossero aperti a tutti. Non solo signorotti riccamente vestiti, insomma, ma anche contadini, popolani, allevatori di Furnas e dintorni. Le persone arrivarono a frotte. Molte più di quante Hickling si aspettasse. E questa notarella rimase in auge anche nei passaggi di proprietà successivi, perché il paradiso in terra che Hickling prima, i Visconti di Praia poi e la famiglia Bensaude dal Novecento a oggi contribuirono a realizzare e’ - pure ora - aperto a tutti. Noi lo abbiamo esplorato in una giornata di pioggia torrenziale. E -torrenzialmente- ci ha fatti innamorare.





martedì 31 dicembre 2024

Cattedrali gotiche, alle Azzorre

Quando sua moglie Maria Guilhermina si ammalò gravemente, il possidente azzorriano José do Canto si mise in testa di realizzare per lei qualcosa di memorabile. Siccome le sue passioni d’elezione erano due, la poesia e la botanica, e siccome aveva viaggiato parecchio sul continente e la liquidità certo non gli mancava, convocò l’architetto francese Andre’ Breton e gli chiese di costruire per Maria una chiesa neogotica che diventasse un domani luogo del di lei (e poi di lui) eterno riposo. Un luogo dalla poesia struggente, circondato da un giardino immenso affacciato sul lago di Furnas in cui il gusto gotico francese si fuse con le istanze micaelensi locali. La chiesa venne inaugurata nel 1888, un anno dopo la morte di Maria Guilhermina Taveira Brum da Silveira.

Nossa Senhora das Vitórias Chapel si staglia in uno scenario riservato, di una pace radicale, circondato da un parco che è una via di mezzo tra la giungla (o almeno la giungla che immagino), un orto botanico continentale, le ampie piantagioni americane e la costa scozzese. Il mondo in piccolo, tutto per lei.
Se non è amore questo!






domenica 29 dicembre 2024

Furnas, nel cuore delle Azzorre





Questa è la straordinaria storia di un viaggiatore inglese che a inizio Ottocento si innamorò di una distesa di foreste poco lontano da Furnas, a Sao Miguel. Ed è pure la storia di un console (sempre inglese) che un paio di decenni più tardi rilevò quel terreno e fece costruire una villa coloniale per sé e la moglie in questo paradiso fatto tronchi e foglie e gli diede il nome di Grena’, in onore del luogo irlandese in cui lei andava sempre in vacanza da bambina. Seguirono poi gli innamoramenti del chirurgo Hilton e del lungimirante Mister Brown, che trasformò la villa in hotel e accolse scrittori e artisti in approdo alle Azzorre. Tra loro c’era pure la scrittrice americana Alice Charlotte Baker, nata a Springsteen nel 1833, appassionata di case e storie di famiglie, fondatrice di scuole con la compagna di vita Susan. Infinite storie delle Azzorre (anche se poi oggi pensavamo fissi fissi a un’amica -abruzzesissima- che colleziona case sperdute, soprattutto quando sono sommerse dal verde e tutte da reinventare).


venerdì 27 dicembre 2024

Lisbona, mon amour

Antologia di saliscendi, giardini botanici, castelli con vista, case ricoperte di azulejos, collezionisti e collezioniste armeni che trasformano la loro infinita ricchezza in infinita bellezza - aperta a tutti. Chiese scoperchiate dal terremoto che ora hanno il cielo per tetto, pavoni che abitano fortezze, personaggi sognati da poeti e poeti sognati da personaggi, orafi francesi che trasformano libellule in gioielli, santi nati qui anche se li chiamiamo da Padova (Antonio, si’. E lo scopro oggi).
Decisamente un ottimo proseguimento per una giornata che la ragazza polpetta aveva aperto facendo precipitare lo spazzolino da denti in quel punto del bagno in cui nulla dovrebbe cadere (e ora per prudenza ne ha comprati due nuovi).


venerdì 13 dicembre 2024

Brera o della Gigantessa

Stregata dalla Grande Brera. Vista ieri, per la prima volta, e da ieri ci penso.

Perché ci sono voluti più di 50 anni, ma ora è uno splendore
Perché Fiumana ha finalmente il ruolo che merita, e ti commuove appena la vedi (il vuoto intorno indispensabile per generare emozioni)
Perché i quadri sono esposti in un modo nuovo che li fa parlare tra loro e supera tanti schemi che avevamo acquisito e pensato immutabili
Perché Picasso sembra trovare casa nel luogo a lui più distante, come accade sempre ai geni
Perché la mostra sulla storia di Brera fa piangere dalla bellezza
Perché nel cortile l’installazione del Fuori Salone che omaggia Raffaello indica una via che è quella che la settimana del design dovrebbe sempre percorrere per lasciare tracce nel dopo: creare per (un po’) rimanere
Perché dalle finestre si vedono i vicoli di Brera e la città che parla
Perché racconta una Milano fatta di cambiamento e inclusione, difficoltà affrontate, strade brulicanti, tanto lavoro anche, ma lavoro amato e generativo. La Milano che spesso ci manca e che talvolta scordiamo. Quella di sicuro non più raccontata perché, a questa città qui, le diamo sempre contro. Ma pure la Milano che ci accoglie, noi cittadini di ogni dove, con segreta bellezza e riservata, costante attenzione.
E poi perché lassù in bella vista Fernanda, amore grande, merita tutto. E senza di lei, forse, oggi avremmo poco e nulla.






giovedì 21 novembre 2024

Autunno, stagione d'elezione




Forse a conti fatti l’autunno e’ la mia stagione d’elezione. Soprattutto quando si avvicina dicembre, i colori si fanno intensi e belli, le luci son tutte diverse e si inizia a pasteggiare con caldarroste brucianti e vin brûlé arroventato. A dirla tutta mi sa che per me l’autunno è il preludio del Natale ma senza il caos (pur irrinunciabile) che lo accompagna. E allora la festa di Natale prima di Natale di Rossana Orlandi e’ una serata deliziosa, senza ansie e anzi posata e pacatissima che fa stare proprio bene. E poi vedere lì la divina che proprio come noialtri sistema piatti e posiziona porta rifiuti nei punti giusti all’inizio dell’evento, vederla che si preoccupa non di dettagli teorici ma di cose estremamente pratiche eppero’ fondamentali, mi fa piacere ancora di più questa signora speciale dagli occhiali grandi e lo spirito della scopritrice indomita. Rossana una di noi!