Penso che ci sarà un prima e un dopo per Milano. Prima del Vesak 2025 e dopo il Vesak 2025. Che ha riscritto in modo netto eppero’ non definitivo (che è la cosa più bella come il buddhismo insegna), cosa voglia dire fare eventi per le persone in città, cosa significa farle incontrare, cosa significa farle parlare, cosa significa farle ascoltare.
Un breve elenco di quel che mi porto dietro e che non mi mollerà facilmente:
-Jane Goodall (classe 1934) è una delle donne più energiche, guerriere, rassicuranti e magnetiche che esistano al mondo. Quando sale sul palco con un balzo e fa il verso dei suoi scimpanzé e i cani rispondono, il mondo si ferma anche al centro di Fabbrica del Vapore e il pianeta ricomincia a respirare (c’è speranza, si’. Con Jane ce n’è sempre)
-per tre giorni i monaci sono stati mescolati tra noi: come noi usano sacche in tela per i loro libri, come noi chiacchierano, passeggiano, bevono acqua dal boccione, ridono (a crepapelle a volte). Essere tutti insieme e tutti intrecciati nello stesso luogo ci ha uniti nel quotidiano come mai mi era capitato prima
-Il verbo meditare (meditor) è la forma iterativa del verbo medeor che in latino significa prendersi cura. La meditazione è ripetizione. La cura e’ ripetizione. Del gesto, della sillaba, del pensiero, della pulizia, della concentrazione, della parola
-ricevere un bracciale benedetto da un monaco buddhista intreccia il tuo polso a qualcosa che non conosci e l’energia e pace sue si diffondono nel corpo tutto
-le persone che siamo sono le storie da cui veniamo, come ricorda Jetsun Pema, sorella del Dalai Lama, che insegna ai piccoli tibetani dove affondano le loro radici
-la mediazione non può curare il cancro ma può curare il nostro sguardo su di lui
-il se’ non è una singola identificazione ma nemmeno la somma delle parti
-l’unione di tutti gli esseri, come spiega Jane, la possiamo trovare nei boschi. Ognuno di noi può, purché sia solo perché in queste cose gli umani rischiano di fare da interferenza
-la reverenda Elena Seishin Viviani e’ una donna splendente e piena e ti insegna che oggi idolatriamo il cibo ma abbiamo perso il suo rito. La giusta quantità e’ tutto quel che serve in un pasto e nella vita nostra
-il buddhismo non si semplifica. Sempre sempre bisogna studiare perché se no sarà facile dire: ecco vedi, non funziona
-prima di pensare che il buddhismo sia la nostra via, dovremmo meglio studiare anche i nostri testi sacri, e ce lo dicono i monaci
-non è che il viaggio è più importante della metà, il viaggio è la meta
-la retta parola cura, come dice Baricco. E per farlo si fa mite e sobria e esatta e perimetrale. Perché abbiamo dato troppo spazio al pressapoco ed è tempo di riprendercelo
-la dipendenza che abbiamo da device si può placare, e sui social possiamo usare modi diversi di raccontare purché abbiamo il coraggio di diminuire ciò che ci piace ma fa male e aumentare ciò che a un primo sguardo pare costare più fatica ma ci fa bene, come spiega Lama Michel
-osservare i monaci che creano e disfanno il loro mandala e’ ipnotico
-quando passiamo per le nostre campagne di filari stretti stretti e ammassati, dovemmo porci sempre la domanda che pose Vandana Shiva durante un convegno in Italia: perché crocefiggete i vostri meli?
-la musica cura, e curano le collaborazioni tra festival negli stessi giorni: così il concerto di piano city a Vesak con Cesare Picco a celebrare Keith Jarrett accorda cose e tiene mondi (tutto si tiene)
-il cibo cura e se lavora con amore il cuoco si fa monaco e la cucina cura
-una cosa molto pratica e molto spirituale che noi tutti possiamo fare, come suggeriscono Simone Salvi e Lucio Cavazzoni, è recuperare una relazione coi nostri agricoltori e stare ad ascoltare quello che dicono
-una domanda che sempre dobbiamo porci per capire se siamo nella giusta direzione: la vita che sto vivendo mi rappresenta?
-quando dai loro la benedizione gli animali sentono cose e lo dicono a gran voce
-Bhikkhunī Dhammadinnā l’ha spiegato bene come nessun altro: se prendiamo cura degli altri, ci prendiamo cura di noi stessi.