giovedì 23 febbraio 2023

Bill Viola a Milano

Era quasi annegato. Aveva sei anni. Lo avrebbe ricordato per sempre. Lo avrebbe raccontato sempre. Con i video e il digitale dagli anni Settanta Bill Viola mostra l’oltre e il di dentro. Gli offre forma, immagine, rumore. Non gli interessa altro. Che guardi al Rinascimento o all’arte sacra, che guardi ai martiri cristiani o al buddismo, alla nascita o alla vecchiaia, Viola scrive il suo libro dei morti tibetano e guida la sua meditazione.




Mi ha sempre colpita, mi ha sempre scossa ma non ho mai capito nulla di lui fino a quando, a fine 2019, nel giro di due mesi ho avuto i miei due morti più difficili. Brutali, dolorosi, eppure, a guardarli a distanza, ancora così normali rispetto a quello che sarebbe accaduto di lì a un semestre dopo. Prima del secondo funerale incappai in un documentario su Sky Arte. E Viola, col suo rigore, mi quietò su tutto. Tutto quello che sentivo, tutto quello che mancava, tutto quello che -forse- sarebbe avvenuto. Bill Viola mi pacificò. Come se avesse capito. Incontrarlo è per me sempre una Visitazione.



Fino al 25 giugno a Palazzo Reale, a Milano

https://www.palazzorealemilano.it/mostre/bill-viola


photo: Riccardo Bianchi, Fram Studio

domenica 19 febbraio 2023

La straordinaria storia di Sally Gabori

 

Questa è la straordinaria storia di Sally Gabori, nativa Kaiadilt cui cercarono di far dimenticare da dove venisse e quale fosse la sua lingua madre. E per un po’, forse, ci riuscirono anche. Salvo che a ottant’anni, in casa di riposo, per la prima volta nella vita Sally mise gli occhi a fessura, prese in mano il pennello, avvicinò la sedia a una tela e tirò fuori tutto quell’io che le risuonava dentro, anzi tutto quel noi e quella memoria che gli avi dei suoi avi le avevano trasmesso.



E quel tutto aveva le tinte del mare, della sabbia, delle reti da pesca e dei vestiti sgargianti. E andava in orizzontale come l’oceano e saliva pure in verticale come gli alberi di acacia. Perché che tu sia un’aborigena che vorrebbero rendere presbiteriana o che tu sia un poeta della Beat Generation che trova le sue radici a Matera e declama poesie a Craco, come John Giorno, arriva un momento in cui (se glielo permetti, se gli lasci uno spiraglio) il luogo da cui vieni, il luogo che sei e che sempre hai conosciuto, torna a farsi manifesto.



Fino al a14 maggio alla Triennale di Milano.