
Così ho fatto la mia attenta selezione e ho deciso che avrei scelto due spazi soltanto: Superstudio Più, per stare sul classico, e poi una piccola chicca, la Tokyo Designers Week la cui locandina da sola valeva con certezza una visita (la vedete qui sopra. Meravigliosa, non trovate?). E ora posso dirlo: mai scelta fu più felice ed azzeccata. Tutti gli oggetti esposti (dai kimoni ai fiori decorativi, dagli oggetti di arredo alle teiere contemporanee, dalle stoviglie da tavola alle lampade ecologiche) rispondevano al principio giapponese della cura assoluta per il dettaglio. La perfezione nel piccolo, insomma. La "storia" dentro un netsuke, giusto per rievocare Un'eredita di avorio ed ambra di Edmund de Wall.
Il consueto aperitivo dei vernissage del Fuori Salone era magistralmente sostituito da un servizio sushi impeccabile. Io, da vegetariana, non ho assaporato i piatti stellati. Mi sono accontentata, si fa per dire, di vedere la gioia negli occhi di Riccardo e Hiroko che erano con me. E di osservare incantata l'arte di quei sorridenti e saggi cuochi-artisti. A tal proposito, vi ho mai parlato del signore qui sotto, Mister Jiro Sushi? Urge una nuova puntata tutta a lui dedicata.