Quando sua moglie Maria Guilhermina si ammalò gravemente, il possidente azzorriano José do Canto si mise in testa di realizzare per lei qualcosa di memorabile. Siccome le sue passioni d’elezione erano due, la poesia e la botanica, e siccome aveva viaggiato parecchio sul continente e la liquidità certo non gli mancava, convocò l’architetto francese Andre’ Breton e gli chiese di costruire per Maria una chiesa neogotica che diventasse un domani luogo del di lei (e poi di lui) eterno riposo. Un luogo dalla poesia struggente, circondato da un giardino immenso affacciato sul lago di Furnas in cui il gusto gotico francese si fuse con le istanze micaelensi locali. La chiesa venne inaugurata nel 1888, un anno dopo la morte di Maria Guilhermina Taveira Brum da Silveira.
martedì 31 dicembre 2024
Cattedrali gotiche, alle Azzorre
domenica 29 dicembre 2024
Furnas, nel cuore delle Azzorre
venerdì 27 dicembre 2024
Lisbona, mon amour
venerdì 13 dicembre 2024
Brera o della Gigantessa
Stregata dalla Grande Brera. Vista ieri, per la prima volta, e da ieri ci penso.
giovedì 21 novembre 2024
Autunno, stagione d'elezione
Forse a conti fatti l’autunno e’ la mia stagione d’elezione. Soprattutto quando si avvicina dicembre, i colori si fanno intensi e belli, le luci son tutte diverse e si inizia a pasteggiare con caldarroste brucianti e vin brûlé arroventato. A dirla tutta mi sa che per me l’autunno è il preludio del Natale ma senza il caos (pur irrinunciabile) che lo accompagna. E allora la festa di Natale prima di Natale di Rossana Orlandi e’ una serata deliziosa, senza ansie e anzi posata e pacatissima che fa stare proprio bene. E poi vedere lì la divina che proprio come noialtri sistema piatti e posiziona porta rifiuti nei punti giusti all’inizio dell’evento, vederla che si preoccupa non di dettagli teorici ma di cose estremamente pratiche eppero’ fondamentali, mi fa piacere ancora di più questa signora speciale dagli occhiali grandi e lo spirito della scopritrice indomita. Rossana una di noi!
lunedì 18 novembre 2024
Dubuffet e gli altri
La mostra di Dubuffet è come la biblioteca di Warburg. Ci vai e scopri che il libro di cui ti innamori e’ proprio accanto a quello che andavi cercando. Così, qui in mostra, ti innamori un bel po’ di volte di ciò che non pensavi di trovare. La prima volta di Aloise Corbaz, reclusa per la maggior parte della sua vita in ospedale psichiatrico. Colorata, eccessiva, graffitica, ha una storia d’amore (immaginaria, ci dicono, ma vai a sapere) con Guglielmo II. Poi c’è il barba che pare un Santo e infatti è Giovanni Battista Podestà, afflitto e sostenuto da una bruciante fede cattolica che tutto contagia e salva. Poco più in là il nuovo amore e’ Marie Bouttier, che in trance disegna creature di foglie e insetti, pesci, larve e segni. E di Madge Gill che parla coi morti (arte delle arti) e di tutti gli altri che qui intorno saltellano, compaiono, scompaiono.
mercoledì 30 ottobre 2024
"In dialogo con il Benin: arte, colonialismo, restituzione” al Museo Rietberg di Zurigo
Prendersi la responsabilità del proprio passato e rimettere in fila pezzetti di storia, ovvero: del nuovo ruolo dei musei (un tempo emblemi coloniali, oggi possono diventare avamposti di pensieri nuovi). Che poi, come dice benissimo Esther Tisa Francini: “Monumenti e statue possono considerarsi alla tregua dei documenti negli archivi. Bisogna saperli contestualizzare, senza eliminarli. Sono le tracce del tempo e hanno un impatto nel presente. Senza disconoscere le vicende negative del passato, ha senso educare i cittadini e i visitatori proprio attraverso questi monumenti, esplicitando i rapporti economici, il mondo squilibrato del colonialismo, lo sfruttamento ad esso sotteso. Possono essere considerati anche come una chance per creare uno spazio di riflessione. C’è un parallelo con le opere del Benin: non si restituisce per non averle più, ma per intrecciare nuovi rapporti, riconsegnando anche un sapere negato”.
domenica 18 agosto 2024
Le Svalbard e il nord, o della gioia dell'essere smentita
sabato 17 agosto 2024
Arles: une histoire d'amour
Dalla manciata di giorni di agosto ad Arles ci portiamo via:
venerdì 16 agosto 2024
Mary Ellen Mark e Ward 81 a Rencontres d'Arles
Nell’antico ospedale di Arles, quello che ospito’ Van Gogh dopo l’orecchio e che col tempo è diventato lui stesso il ritratto dei dipinti in cui Vincent lo mostrò durante la degenza. Qui Rencontres d'Arles ha allestito anche la seconda parte dell’omaggio a Mary Ellen Mark e al suo lavoro sul reparto 81 dell’ospedale psichiatrico dello stato dell’Oregon, a Salem. Era il 1976. In Italia, grazie allo scatto di Mauro Vallinotto per l’Espresso, da poco avevamo visto le immagini di Villa Azzurra, manicomio per bambini. Di lì a due anni sarebbe arrivata la legge Basaglia, all’epoca la più avanzata del mondo. Mary Ellen Mark considerò sempre Ward 81 uno dei suoi lavori più importanti (e la mia eroina femminista Gloria Steinem, che pure vedete qui ritratta da Mary, non sarebbe stata più d’accordo).
Rencontres d'Arles: Sophie Calle, Fukishima, Stephen Dock, la regina Mary Ellen Mark
Frammenti di Rencontres d'Arles:
giovedì 15 agosto 2024
Il Luma di Arles
Fenomenale Luma con torre di Gehry. Undici anni fa questa meraviglia ancora non c’era e oggi ci ha avviluppati tra temperature texane fuori (e Judy Chicago ci stava una meraviglia) e polarità da far indossare l’impermeabile dentro (per Kentridge e Metzger, che ci hanno ammaliati). Che poi creare un parco urbano dove cactus, piante perenni e aromatiche son protagoniste e’ di una bellitudine profumata rara.
Rencontres d'Arles: Ishiuchi Miyako, Cristina De Middel, il rito della Petanque, i fiumi di Floc’h, il corpo di Katayama Mari, la signora con le mimose di Vasantha Yogananthan
Tre le cose notevoli delle prime esplorazioni di questa festa del guardare che è Rencontres d’Arles:
mercoledì 14 agosto 2024
Rencontres d'Arles: l'opera "vegetale" di Marine Lanier
Il Jardin du Lautaret si trova a duemila metri di altitudine di fronte al ghiacciaio della Meije. Conserva varietà di piante di continenti diversi, da quelle delle montagne rocciose a quelle artiche passando per il Giappone, la Patagonia e l’Himalaya. Il lavoro di Marine Lanier al Jardin d'Eté di Arles, che ha seguito lassù botanici e ricercatori, si orienta nella direzione di quanto l’immaginazione può fare a contatto con queste miniere di piante, soprattutto quando entra in collisione con storie come quelle di Annibale che le Alpi le attraverso’ e vide verdi diversi da quelli che noi vediamo oggi. E insomma serie del Jardin di Hannibal di Lanier è la mostra che oggi mi riporta dall’artico (che ancora devo molto elaborare) al continente infuocato di un caldo anomalo e tremendo da digerire. Ma pure ai Rencontres d'Arles, amore del cuore e felicità dello spirito (e del palato).