sabato 16 gennaio 2016

Quando Lady Chatterley visitò Bath

Giorno Sei

A distanza di mesi, continua il resoconto del viaggio in Cornovaglia. Non solo perché giustamente il mio amico Alessio Masi mi ha sgridata per aver lasciato il lavoro a metà, ma pure perché oggi -durante i miei studi strani, di quelli che il sabato mi guidano da un lato all'altro dei libri che scovo sulla scrivania- sono ri-approdata a Zennor, nella punta occidentale della Cornovaglia. Davanti a Zennor sono passata durante il mio viaggio di inizio agosto, ma al tempo non sapevo che questo piccolo villaggio tra St Ives e Pendeen, fosse stato il rifugio di D. H. Lawrence e del suo grande amore, Frieda.


I due furono qui negli anni della prima guerra mondiale, dopo il divorzio di lei dal primo marito (divorzio che fece scandalo, come fece scandalo la presa di posizione pacifista della coppia). Frieda era una donna dalla bellezza straordinaria. Ed era una donna passionale. Proprio la relazione che la baronessa avrebbe avuto anni dopo a Spotorno con il travolgente bersagliere Angelo Ravagli, giardiniere di quella Villa Bernarda in cui i due abitarono, avrebbe ispirato Lawrence per il suo Lady Chatterley. Così, sulle pagine eccitanti e spesso disperate di Lawrence e seguendo il richiamo della sirena di Zennor (che si trova scolpita sul sedile conservato nella chiesa del paese) rieccomi in viaggio, questa volta in direzione Bath.
Siamo arrivati in città sotto una pioggerella leggera e abbiamo lasciato i bagagli all'Abbey Hotel, albergo delizioso e in una posizione splendida, con tanto di piccola mostra di libri trasformati in quadri proprio nel corridoio che portava alle camere. A ricordarla oggi Bath, le prime parole che mi vengono in mente sono crema e arenaria. Tutto è meravigliosamente elegante, dalle anse del fiume Avon alle facciate curve delle case, dai cupcake colorati delle sale da tè alle colonne che circondano la vasca principale delle terme. Elegante ma non posticcio, non ridondante, non eccessivo. Jane Austen ne ha parlato tanto, tantissimo di Bath. Dalle sue lettere pare non amasse questo luogo, le sue ritualità, le sue feste noiose e vuote. Eppure qui le eroine di Jane si sono divertite come ragazzine, e noi con loro. Sì, in fondo a Bath sembra di passeggiare in un romanzo. Oppure di essere trasportarti indietro nel tempo, in un luogo di grazia, come credo intuì Kubrick quando girò qui tante scene di Barry Lyndon. 
I miei appunti mi ricordano la testa dorata della dea Minerva, conservata nel museo delle terme, ricco e stracolmo, e la scala protesa verso al cielo, scolpita sulla facciata della cattedrale. Più che altrove, devo confessarlo, a Bath contano i dettagli. Anche quando non ti concentri su di loro con attenzione, senti che sono curati e che non ti deluderanno, perché tutto è esattamente come dovrebbe essere. Anche quando si rompono gli schemi. Naturalmente abbiamo visitato i luoghi di rito, dal Jane Austen Centre -dove ho acquistato altri piccoli feticci su Jane- alla Pump Room, senza dimenticare una passeggiata fino a The Circle, gioiello dell'architettura mondiale dove quel giorno una sposa cinese faceva le sue foto di rito (stranamente sola, ora che ci penso!). La sera siamo usciti sul tardi e abbiamo cenato all'Acorn Vegetarian Kitchen che ha un menu capace di soddisfare vegetariani come me e carnivori come Ric.
Non lo ricordo, ma sono sicura che quella notte ho sognato Catherine Morland, la "non eroina" di Northanger Abbey. E che insieme ci siamo bevute un tè allo zenzero, mentre fuori la pioggia si faceva più fitta e battente. Come in Orgoglio e Pregiudizio.


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