sabato 13 febbraio 2016

La mia Sanremo di pan di zucchero tra astronomi e premi Nobel, imperatrici e scrittori, ville ottocentesche e treni carichi di fiori

Anche nei giorni del festival, per me la parola Sanremo ha un sapore tutto particolare. Vi si mescolano un'infinità di storie e scoperte.  


Per cominciare, la ricerca sull'hotel in cui soggiornarono a inizio Novecento i genitori di Anne Frank (tema cui ho dedicato un bel po' di studi e su cui ho coinvolto anche la Fondazione Anna Frank che mi ha risposto con entusiasmo e gratitudine, e mai lo scorderò).


A partire da una fotografia del marzo del 1925, ho iniziato a ravanare nel passato e infine, grazie all'intervento della cara Carlotta De Melas, siamo arrivati a scoprire che l'albergo in questione era l'Hotel Bellevue, oggi sede del comune sanremese (qui tutti i dettagli per chi volesse approfondire). Il cuore della questione, però, era che Sanremo era il luogo di nascita di nonna, che vi nacque alle 17.30 del 19 gennaio 1920, al n. 5 di Via Volturno, proprio a due passi dal Teatro Ariston.

Erano gli anni del primo dopoguerra e di lì a pochi mesi proprio a Sanremo il Presidente Nitti avrebbe incontrato il primo ministro britannico e quello francese assieme all'ambasciatore giapponese, vincitori indiscussi della guerra del '15-'18. C'era euforia nell'aria, voglia di riscatto, vitalità, ricostruzione. La sua infanzia nonna la ricordava così, piena di colori e amore, ricca, placida come in una favola. Sanremo stessa era una favola a cielo aperto, il punto in cui la terra e il mare diventavano una cosa sola. Una città costruita sopra il pan di zucchero, che per lei voleva dire che era una città fatta di gioia, come una pasticceria. Forse Elena non lo sapeva, o forse sì, ma lì, lungo Corso Levante (oggi Via Cavallotti, poco lontano dall'Hotel Bellevue), si era trasferito a vivere poco più di 30 anni prima il suo prozio Ercole Rogorini. Piccolo di famiglia, coccolato, vezzeggiato, accudito con particolare predilezione da genitori e fratelli maggiori, Ercole aveva studiato in Svizzera per tornare poi in Italia dove sarebbe diventato ingegnere occupandosi della costruzione della tranvia Bologna-Bazzano. Appassionato di astronomia, Ercole passava il tempo libero ad osservare il cielo. Quando fu colpito da pleurite, cominciò a girare l'Italia per trovare ristoro in località di mare. Approdò così a Sanremo, proprio nell'hotel che si trovava al n. 16 di Corso Levante, probabilmente gestito da tale Sig. Mazzetta che curiosamente di nome faceva Ercole come lui. Tra Ercole e Sanremo fu subito amore. Quando nel 1890, appena trentunenne, Ercole si spense, il treno che lo riportò a Castano Primo fu riempito di fiori.


Gli altri ospiti dell'hotel, persone provenienti da ogni paese, amici sanremesi, conoscenti, colleghi... tutti diedero il loro contributo e appena giunto a casa il treno sprigionò ovunque una ventata di profumi. Chissà se tra chi regalò il suo fiore al prozio, vi fu anche il vicino di casa, Alfred Nobel.


Il chimico svedese viveva infatti solo 10 numeri più in là, in quella che oggi si chiama Villa Nobel, una splendida architettura neogotica con torrette e metope affrescate, un nido in cui rifugiarsi ma anche un luogo di incontro di intellettuali e scienziati di ogni nazionalità. Intorno alla casa sorge (e sorgeva già allora) un giardino maestoso in cui ulivi, pini e agrumi si alternano a piante e fiori esotici. In effetti, se di quel recente passato c'era una cosa che nonna ricordava bene, con limpida, cristallina chiarezza, era proprio la Passeggiata dell'Imperatrice, dedicata, con la sua elegante vista sul mare e le sue aiuole fiorite e piene di aromi, all'imperatrice russa moglie di Alessandro II Romanov. La bellissima Maria Alexsandrovna era arrivata a Sanremo nel 1874 grazie alla nuova linea ferroviaria Nizza-Genova e avrebbe conquistato i tanti ospiti della città oltre che il cuore dei sanremesi, cui donò le tante palme che adornano ancora oggi il viale a lei dedicato. 



La giovane Romanov aveva una salute cagionevole ed era tormentata da tosse e febbri, oltre che da un marito infedele e irrispettoso. Sanremo fu per lei, come per molti, luogo di pace e ristoro ritrovati. 

In quegli anni nella cittadina erano cominciati ad affluire viaggiatori da ogni dove, nobili europei, esploratori d'oltre oceano, intellettuali, artisti. E così si erano moltiplicati anche gli hotel e le strutture ricettive, come L'Hotel des Anglais e L'Hotel de Londres, di cui nonna parlava sempre, e come le tante ville di eminenti ospiti stranieri. Tra tutte mi piace sempre ricordare Villa Tennyson e Villa Emily, entrambe fatte costruire dall'enigmatico, strambo, bizzarro scrittore e illustratore Edward Lear. Villa Emily, al numero 6 di via Hope, sarebbe poi diventata Villa Verde per essere quindi presa in gestione da Dora Kellner, che vi avrebbe ospitato l'ex marito in fuga, il mio amato Walter Benjamin, papà del piccolo Stefan che vedete qui ritratto con la sua mamma.  

Tutto questo per dire che si intrecciano trame impensate a Sanremo: aneddoti, viali, costruzioni, episodi, peripezie, gesta avventure. Per me la città di pan di zucchero è questa cosa qui, avviluppata alle note di Čajkovskij che giunse in città alla fine del 1877. Assieme alla zarina fece parte di quella comunità russa che darà poi vita alla Chiesa Ortodossa di Sanremo, che nonna ricordava perfettamente. E come avrebbe fatto a scordare quel tripudio di colori sgargianti e cupole a cipolla che paiono fiamme protese verso il cielo? Strana, complessa, imprevedibile, abbagliante, quasi quanto San Basilio a Mosca, ma nel cuore del Mediterraneo. 

Ecco dunque, l'infanzia di mia nonna si svolge qui. E ricostruendola pezzo a pezzo sbircio attraverso i suoi occhi quella che mi pare una delle storie più belle che io abbia mai avuto la fortuna di leggere.







Nessun commento:

Posta un commento