giovedì 3 maggio 2018

Villa Arconati, luogo di delizie

Storie di case, storie di famiglie.



Ovvero le deliziose delizie al sapor di limone di Villa Arconati che, svuotata di tutto, in una mattina di inizio maggio riesce a parlare più chiaramente, con voce meno offuscata, a tratti persino aspra e rustica e pungente, come è giusto che sia. Un’infilata di stanze colorate, giochi d’acqua in giardino, echi di Goldoni e Leonardo e Vivaldi e Toscanini e il Cardinal Borromeo e le maestranze della Scala. Il tutto mescolato a romanzi d’amore francesi e affreschi di Fetonte e sculture di Diana e i tritoni e le nobildonne romane e il Laocoonte riprodotto e lo struzzo impagliato che un tempo si aggiro’ stupito e baldanzoso tra le siepi alte sul far della sera.




 E poi Pompeo. O meglio la statua che oggi sappiamo rappresentare Tiberio, ma che comunque resta Pompeo perché per anni e anni lo han pensato lui e adesso è lui e adesso, anche se non ci e’ morto sotto Cesare, la leggenda è così potente che ai suoi piedi Cesare ci sta sdraiato per davvero. Forse anche solo per godersi il fresco e il profumo del sorbetto che si diffonde leggiadro dalla Limonaia, provvidenzialmente annessa all’antica e riservata ghiacciaia.










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