Sarajevo e’ islamica, ortodossa, ebraica, cattolica, pagana. Sarajevo e’ romana, ottomana, austroungarica, mitteleuropea. Sarajevo e’ giocosa come gli anziani signori che si sfidano a scacchi per strada ed e’ studiosa come i ragazzi pieni di libri e appunti a ogni caffè. Sarajevo e’ un mix in equilibrio precario, il cuore di questo paese che si chiama Bosnia e che ti fa sentire a casa non appena ci appoggi il piede. Forse per questo in tanti, come ci ha raccontato Ermin ieri, qui si sono fermati e son convissuti per secoli: alle venti, proprio all’incrocio della strada principale, la voce del muezzim che arriva dalla moschea si mischia con quella delle campane della cattedrale del Sacro Cuore, a due passi dalla sinagoga e poco oltre la chiesa ortodossa. E quando è periodo di Ramadan, al suono del cannone che segna il momento dell’Iftar, il pasto serale da consumare insieme, lo spiazzo davanti alla Fortezza Gialla si riempie di persone con le proprie cibarie e la città tutta e’ in festa. Come le cuccette dei treni notturni che negli anni Novanta ci portavano da Milano a Lecce ogni estate e, passato Rogoredo, iniziava quella cena condivisa coi sapori del sud. Ovunque l’odore del nostro ritorno a casa.
sabato 15 novembre 2025
Sarajevo, tornare a casa
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