giovedì 17 aprile 2014

Un tocco di Giappone durante la Design Week

Quest'anno la Design Week cadeva per me in una settimana piuttosto densa tra la conferenza stampa e l'inaugurazione della mostra di Bernardino Luini (antico amore dei tempi dell'Università. Qui sotto l'immagine di uno degli affreschi di Villa La Pelucca), il Coriolanus del National Theatre, l'anteprima di un buffo film giapponese e diversi appuntamenti dei "miei" scrittori in tour per l'Italia.

Ciononostante una capatina in via Tortona e dintorni volevo assolutamente farla. A Milano accade una cosa strana: ci si divide tra "quelli del Salone sì" e "quelli del Salone no". Io sono dell'idea che lasciare spiragli aperti alla bellezza non possa che far bene. Sempre. Per cui ammetto che sentire tante lingue in metropolitana, trovare le strade di Milano piene di persone sino a tarda sera, avvertire la voglia di progettare e cambiare, ecco tutte queste cose superano di gran lunga il mio essere a disagio in mezzo ad eventi talvolta à la page ma con troppo poco di contenuto.
Così ho fatto la mia attenta selezione e ho deciso che avrei scelto due spazi soltanto: Superstudio Più, per stare sul classico, e poi una piccola chicca, la Tokyo Designers Week la cui locandina da sola valeva  con certezza una visita (la vedete qui sopra. Meravigliosa, non trovate?). E ora posso dirlo: mai scelta fu più felice ed azzeccata. Tutti gli oggetti esposti (dai kimoni ai fiori decorativi, dagli oggetti di arredo alle teiere contemporanee, dalle stoviglie da tavola alle lampade ecologiche) rispondevano al principio giapponese della cura assoluta per il dettaglio. La perfezione nel piccolo, insomma. La "storia" dentro un netsuke, giusto per rievocare Un'eredita di avorio ed ambra di Edmund de Wall.
Il consueto aperitivo dei vernissage del Fuori Salone era magistralmente sostituito da un servizio sushi impeccabile. Io, da vegetariana, non ho assaporato i piatti stellati. Mi sono accontentata, si fa per dire, di vedere la gioia negli occhi di Riccardo e Hiroko che erano con me. E di osservare incantata l'arte di quei sorridenti e saggi cuochi-artisti. A tal proposito, vi ho mai parlato del signore qui sotto, Mister Jiro Sushi? Urge una nuova puntata tutta a lui dedicata.