venerdì 30 maggio 2014

Alma Mahler, tra fughe, lieder, passioni e bambole.

Negli ultimi mesi, nei miei girovagare tra libri, articoli e mostre d'arte, mi sono scontrata, imbattuta e innamorata della figura di Alma Mahler (nata Schindler) e del mondo che si porta dietro. Creatura bellissima e seducente, Alma (1879-1964), ancora ragazza, fa perdere la testa a Gustav Klimt strappandogli (pare) un appassionato bacio nientepocodimeno che sulla romantica laguna veneziana. Figlia di pittore, Alma ha conosciuto Klimt attraverso il patrigno Carl Moll, protagonista della Secessione Viennese. La "relazione" tra i due ha fatto subito scandalo. E di questo l'epistolario di Klimt dà una drammatica testimonianza di prima mano. Qualche anno dopo, comunque, nuova passione e nuovo amore: Alma sposa Gustav Mahler, di vent'anni più vecchio. Accanto a lui Alma tenta la carriera di compositrice, ma senza troppo successo. Sino alla morte di Gustav, Alma non manca di essergli infedele. Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana. E' una donna eccezionalmente piena di fascino, non solo per lo sguardo misterioso e per la sinuosità del suo corpo, ma anche per un'intelligenza brillante e ribelle che la fa essere famosa in tutta Vienna. Nel frattempo lei e Gustav hanno due figlie (la prima muore ancora bimba di difterite) e vivono per un certo tempo a New York. Tra i tanti amanti di Alma in quel periodo ne spicca però uno in particolare, Walter Gropius, padrino e mentore del Bauhaus. Sarà proprio una lettera di Gropius a capitare per errore tra le mani di Mahler che ne rimarrà sconvolto. Cominceranno così le sedute del compositore presso il medico più noto della Vienna del tempo, Herr Sigmund Freud, sedute che non saranno però risolutive. Nel 1911, comunque, Mahler viene a mancare e Alma resta vedova. Potrebbe
aver subito carta bianca per riunirsi a Gropius, ma questo non accadrà prima del 1915 perché nel frattempo nuovi amori entreranno nella vita di Alma. Si tratterà di un compositore prima, di un biologo
poi e infine di un nuovo pittore, Oscar Kokoschka.
E nuovamente sarà proprio Carl Moll a fare da galeotto perché commissionerà a Kokoschka un ritratto. Qui la lista da capogiro degli amanti deve trovare una sua sosta. Perché nell'amore di Oscar per Alma si cela probabilmente il germe della follia come in nessun'altra delle storie sin qui raccontate. 
La passione tra i due sarà bruciante, e questo non è insolito, ma quando terminerà lascerà il selvaggio Kokoschka fuori di sè. Il pittore, geloso, (celebre il suo odio verso il defunto Mahler, sfociato nella distruzione della maschera funebre del compositore), furioso, furibondo non potrà accettare di perdere Alma e da artista qual è farà ciò che gli riesce meglio: cercherà di dar corpo con l'arte al suo desiderio. Creerà così, con l'aiuto di Hermine Moos, una bambola che entrerà nella storia e che riprodurrà nella sua mente e nel suo quotidiano la presenza di Alma. La bambola mangerà a tavola con lui, dormirà con lui, andrà in carrozza e a teatro con lui, parlerà con lui. Amici e compagni ne rimarranno stupefatti, allora come oggi. Anche Michele Mari nel suo Tutto il ferro della torre Eiffel e persino Camilleri nel suo La creatura del desiderio hanno dedicato spazio a questa Alma in pezza divenuta leggenda. Che ricorda tanto tutti gli studi sui fantocci, i simulacri e i feticci che sono spesso all'origine dell'arte antica.
Ma torniamo ad Alma. Quella in carne ed ossa.
Dopo l'intensa relazione con Kokoschka, nel 1915 Alma sposa dunque Walter Gropius che di lì a breve darà vita al Bahaus. Da lui ha un'altra figlia che morirà di poliomelite a 18 anni. Alma rimarrà nuovamente incinta, questa volta -forse- di un nuovo amante, lo scrittore Franz Werfel che diventerà famoso soprattutto per I quaranta giorni del Mussa Dagh (sullo sterminio degli armeni da parte dei turchi) e Una scrittura femminile color azzurro pallido (un libro dove passione e regole ferree della società si intrecciano con grazia devastante). Anche in questo caso però il bimbo morirà presto, ancora in fasce a soli 10 mesi. Nel frattempo, a causa di une telefonata, Gropius avrà la certezza dell'infedeltà recidiva della moglie.
Preferirà così divorziare e separarsi definitivamente da quella che è stata la donna più importante della sua vita. Quando nel 1929 si risposa, Alma è dunque al suo terzo matrimonio. Con Franz, che è stato un amico intimo di Kafka, morto solo pochi anni prima, Alma è felice sino al 1938 quando l'avvento del nazismo li costringe alla fuga (come Mahler anche Werfel è infatti ebreo). I due si rifugiano in Francia e sostano a Lourdes, dove Werfel si avvicina al cattolicesimo e approfondisce le vicende di Bernadette (di questo dà un buono spaccato narrativo Dan Frank in Mezzanotte a Parigi). Quando sono a Marsiglia, dopo peripezie e respingimenti, fughe e richieste di aiuto, arriva finalmente la salvezza e ha un nome e un volto: Varian Fry, giornalista americano. E' stato incaricato dall'Emergency Rescue Committee di aiutare 200 intellettuali perseguitati dai nazisti a raggiungere gli Stati Uniti (ne salverà ben 2.000 tra cui Hannah Arendt, Marc Chagall, Jean Arp, André Breton, Duchamp, Max Ernst, Feuchtwanger, Levi Strauss, Arthur Koestler, Victor Serge). Sostengono Fry personaggi come Albert Einstein, Thomas Mann e sua figlia Erika, Hermann Broch, la first lady Eleonor Roosevelt. Grazie all'aiuto di Fry, i Werfel attraversano il confine, percorrono Spagna e Portogallo. Approdano infine in USA. Sarà qui che Alma vivrà anche dopo la morte di Werfel, avvenuta con il chiudersi della guerra, nel 1945. Proprio in quello stesso anno finisce in qualche modo anche la vita avventurosa e irrefrenabile di Alma. Che a quel punto si ferma e inizia a scrivere la sua incredibile e corposa biografia. Solo allora probabilmente si renderà di conto di quanto la sua storia sia stata intrecciata con quelle di un'Europa in movimento perenne e in perenne conflitto. Dentro e fuori. Come in una delle drammatiche tele di Kokoschka, La sposa nel vento. E quando si fermerà a raccontare, la vita di Alma si trasformerà in leggenda.

sabato 24 maggio 2014

Freda, We miss You

Il lavoro che faccio spesso risucchia parecchia energia emotiva. Stare in mezzo alle storie, leggerle, raccontarle, crearle e soprattutto fare in modo che anche chi legge, guarda o ascolta possa sentirle come le ha sentite il suo autore (o in modo nuovo e diverso, ma comunque "sentirle"), è qualcosa che devi tirar fuori dal profondo e talvolta ti lascia come svuotato. Oggi poi, mentre sei all'opera con questo labor lime che richiede un "cuore pensante"e attento -come direbbe Etty Hillesum- devi fare in modo di rispondere al telefono, non trascurare le mail, aggiornare i social media che segui. E allora spesso a strato si somma strato e ti trasformi in un archeologo che riporta alla luce tesori sepolti quando d'improvviso si scatena una tempesta di sabbia.

Talvolta però succede qualcosa. Succede che ti capiti di passare un paio di giorni con una donna speciale che ha fatto un lavoro poi non così diverso dal tuo. Ed è proprio la sua storia che vorresti far arrivare agli altri perché l'hai trovata una di quelle storie che lasciano il segno e che sono rarissime eppure antiche. Mi è capitato proprio due settimane quando ho avuto la sfacciata fortuna di trascorrere una buona manciata di ore con Freda Kelly, storica segretaria dei Beatles.

Una donna che pochi sino ad oggi conoscevano, proprio perché ha fatto della sua semplicità onesta e genuina il suo più grande pregio. E mentre le lavoravo accanto, mi è tornato prepotentemente in mente Stoner e quello che ne ha scritto Willams "Credo che sia un vero eroe (...) Faceva ciò che desiderava fare, ci teneva, era in qualche modo convinto dell'importanza del lavoro che svolgeva.. il lavoro nel senso buono e onorevole del termine. Il lavoro gli dava un'identità particolare e lo rendeva ciò che era". 

Per me Freda è un'eroina da romanzo. Per questo ora che è ripartita mi manca come mi manca Jane Austen quando finisco per la decima (o undicesima?) volta Orgoglio e Pregiudizio. Mi manca Freda perché è diversa da quello che siamo soliti incontrare oggi. 
Così, per una volta, la tempesta di sabbia si ferma come d'incanto e trovo in mezzo alle pietre un tesoro imprevisto e inatteso, che basta a ripagarmi di tutto e a ridarmi il senso, concreto come uno scavo archeologico, delle cose che faccio.