lunedì 28 settembre 2020

Sky in the Room

Quando stavamo chiusi in casa, abbiamo cercato il cielo dentro le nostre stanze. Le avremmo scoperchiate per respirare più intensamente, avremmo voluto urlare certe volte, e liberarcene. È una cosa vicinissima eppure pare già lontana decine di galassie, una cosa di quelle da cui scappi pensando che si possa cancellare, sopprimere, emendare, riscrivere in modo diverso. L’islandese Ragnar Kjartansson fa l’esatto contrario: prende la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto (che sta lì dove un tempo c’era l’altare che confortava gli appestati), prende una canzone che dice esattamente quel che è stato e, con naturalezza estrema e quasi disarmante, inizia a pregare. Inizia a farci pregare. Un mantra con le parole di Gino Paoli e le note dell’organo. Tutto piccolo, raccolto, prezioso, tutto così semplice da lasciare finalmente muti. Poche persone alla volta, moltissimo senso, altissima densità.

Ripartire dal silenzio, dalla musica, dalle idee, dalle connessioni. Un nuovo Libro (bianco) di Jung.

E questa stanza, ora per davvero, non ha più pareti, ma alberi.

Sky in the room

Fondazione Nicola Trussardi
San Carlo in Lazzaretto





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