Splendente come argilla.
Terrigna come oro.
Prendi una delle prime esposizioni sull’arte colombiana che ha una curatela collettiva (cosa di per sé già abbastanza rara) che comprende anche nativi e comunità locali (cosa decisamente insolita). A tal punto è cruciale la prospettiva dei nativi che si fa una scelta del tutto nuova fortemente sostenuta dagli Arhuaco: quella di non inserire nelle didascalie le datazioni delle opere esposte e i materiali con cui son realizzate.
-l’idea che un certo oggetto abbia una certa età non ha per loro alcun senso, perché quell’oggetto contiene una spiritualità ed è portavoce di un legame con antenati, spiriti e natura che è passato/presente/futuro. Ogni cosa è parte del creato, quindi non ha inizio né fine. È atemporale. Quella delle date, per loro, è una forma mentis tutta nostra che tende a classificare il mondo in una visione lineare e di evoluzione che non corrisponde per nulla al loro sentire.
-i conquistadores hanno definito la cultura dei nativi sulla base del valore commerciale di un materiale (l’oro in primis) piuttosto che di un altro. Per i nativi e i loro antenati quel valore non esiste in quanto tale. Questa, come quella delle date, è una perversione di catalogazione tutta occidentale. Così, nelle dida della mostra non troviamo nemmeno quelli: qualunque sia il materiale di cui è fatto, quell’oggetto è portatore di senso e significato e come tale va rispettato e scoperto.
-i conquistadores hanno definito la cultura dei nativi sulla base del valore commerciale di un materiale (l’oro in primis) piuttosto che di un altro. Per i nativi e i loro antenati quel valore non esiste in quanto tale. Questa, come quella delle date, è una perversione di catalogazione tutta occidentale. Così, nelle dida della mostra non troviamo nemmeno quelli: qualunque sia il materiale di cui è fatto, quell’oggetto è portatore di senso e significato e come tale va rispettato e scoperto.
Minuscoli e rivoluzionari elementi detonatori che mi fanno essere eccezionalmente e argillamente felice di aver dato il nostro piccolissimo contributo a far conoscere una mostra di netta rottura che ci fa uscire dalla nostra comfort zone e che vale mille volte di più di mille posizioni woke che vorrebbero riscrivere la storia che fu, cosa che tanto non possiamo fare.
Il presente invece possiamo cambiarlo e gli Arhuaco, con due azioni così semplici, hanno iniziato a indicarci come possiamo farlo guardandoci davvero da una prospettiva nuova.