La mostra di Dubuffet è come la biblioteca di Warburg. Ci vai e scopri che il libro di cui ti innamori e’ proprio accanto a quello che andavi cercando. Così, qui in mostra, ti innamori un bel po’ di volte di ciò che non pensavi di trovare. La prima volta di Aloise Corbaz, reclusa per la maggior parte della sua vita in ospedale psichiatrico. Colorata, eccessiva, graffitica, ha una storia d’amore (immaginaria, ci dicono, ma vai a sapere) con Guglielmo II. Poi c’è il barba che pare un Santo e infatti è Giovanni Battista Podestà, afflitto e sostenuto da una bruciante fede cattolica che tutto contagia e salva. Poco più in là il nuovo amore e’ Marie Bouttier, che in trance disegna creature di foglie e insetti, pesci, larve e segni. E di Madge Gill che parla coi morti (arte delle arti) e di tutti gli altri che qui intorno saltellano, compaiono, scompaiono.
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