mercoledì 13 agosto 2025

Irlanda: persone apparizioni

 Tra le persone apparizione di questo viaggio, porterò sicuramente a casa:

-Rosemary, isolana delle Aran Island che ha ereditato dai suoi avi di fine Settecento l’arte della lavorazione della lana da cui discende il maglione blu petrolio che viene con me in Italia. Rosemary ha ricostruito la storia di suo padre e di sua nonna, risalendo su su e conservando la ruota della bisnonna (nella tasca del maglione, mi sono accorta rientrata sulla terraferma, c’era una chiave, così ho contattato Rosemary e per fortuna era un doppione ma insomma mi è sembrata cosa un po’ fatata e mi ha ricordato la chiave della signora Milu’)
-Mick Langan, una delle tre guide residenti a Skellig Michael. Mick è come un guardiano del faro-profeta e sprigiona saggezza: ci ha accolti all’arrivo sull’isola raccomandandosi di tornare alla base sani, interi, felici. In parole spicce, prima di lasciarci salire lungo il sentiero bordo scogliera si è raccomandato di non fare sciocchezze, non essere intrepidi, non spingerci oltre e, semplicemente, di non morire. Perché, ha detto, non è importante dove si arriva e cosa si fa ma l’essere consapevoli del dove si è e cosa si ha (invece di ciò che non si ha). Lo diceva perché in diversi tentano di arrivare in cima facendosi male, scivolando o tralasciando i segni del corpo quando l’aria dell’Atlantico dà alla testa e fa venire le vertigini: “La scorsa settimana qui non è sbarcato nessuno causa maltempo. Sentitevi fortunati ad esssere qui ora, anche riusciste a salire uno soltanto di questi gradini. Voi oggi siete a Skellig”. Fotografo esploratore di Artico, Groenlandia, Tibet, Canada, Mick ci ha messo oltre 10 anni a vincere l’application che gli ha permesso di abitare qui. Solo lui e due colleghe, per pochi mesi all’anno, con la compagnia saltuaria degli operatori dell’Office of Public Work, che l’altro giorno sono sbarcati poco dopo di noi con tutte le loro attrezzature per verificare lo stato del sito, delle pietre, delle pavimentazioni. Una vita a parte, in mezzo all’Oceano, al grado zero delle cose e all’essenza ripulita di tutto
-Michael, isolano delle Aran che col suo piccolo pullmino invece che indicarci solo le mete classiche lungo la via ha fatto piccole deviazioni dai vicini per vedere il cavallino appena nato del cugino e mostrarci la scuola dove vanno i pochi bimbi di Inshimore -il giardiniere che io non ho incontrato ma Ric si’ e gli ha fatto i complimenti per il parco magnifico in cui siamo rimasti tre notti e lui, con la sua barba lunga e la pompa dell’acqua in spalla, ha risposto: “macché, tutto merito della natura qui”
-Willie e Trish, skipper e capitano della Skellig Falcon, barca del mio cuore. Lui: per tutta la traversata ha tirato corde, controllato la via, offerto (al ritorno) lecca lecca colorati rigeneranti dopo la lunga salita. Lei: mi ha fatta saltare su e giù dalla barca per lo sbarco e imbarco da brivido e ha seguito delfini tra le onde
-il ranger che al Killarney si è fermato per dirci da che parte guardare perché di lì a breve le aquile avrebbero volato alto sopra le nostre teste









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