Oggi abbiamo percorso un pezzo del sentiero di San Kevin, rampollo di nobili origini che lasciò tutto, si fece eremita e venne a stare a Glendalough, in gaelico “la valle tra i due laghi”, cui la tradizione vuole che lo condusse un angelo. Qui fu raggiunto da altri monaci e la sua storia, tra corvi, falchi, cervi e dialoghi in natura, ricorda un po’ quella del nostro Francesco. I resti del sito monastico sono nel bel mezzo del Wicklow Mountains National Park e mostrano ancora una volta come questi religiosi sapessero scovare luoghi già di per sé mistici aggiungendovi la loro fede e lasciando che vi si espandesse a pieno giro. Tra le cose che mi sono annotata:
-tutte queste tombe e croci stanno (e stavano) nel mezzo della vita dei monasteri che stiamo esplorando. Non cimiteri a lato della chiesa madre, ma monaci che -seppure in altre forme- tutto sommato rimanevano coi loro compagni, che per spostarsi da un lato all’altro ogni giorno li incrociavano, ogni giorno li “vedevano”
-i resti della Refeert church, sorta lì dove un tempo si trovavano probabilmente antiche sepolture precristiane. In una nicchia sul muro, c’è un piccolo altarino con offerte dei pellegrini di oggi, noi inclusi, in una linea temporale che supera le religioni storiche che conosciamo
-la croce di Jane Byrne - morta nel 1873 eppure c’è una corona di fiori secchi sulla sommità a omaggiarla
-siccome qui spirituale e misterico permangono, i monaci consigliavano e consigliano ai pellegrini di dormire in zona per assorbire il buono che da queste parti si genera e resiste (nonostante gli assalti vichinghi, quelli inglesi e il resto). Il loro eremo non aveva posti liberi quando li avevo contattati, ma abbiamo trovato a pochi km una casa nel bosco. Stanotte saremo qui. Vi sapremo dire domani come sono andate le cose (dimenticavo: arrivando ci ha accolti un enorme falco pellegrino. Non lo avevo mai visto e la mia anima falconiera, io che però dagli uccelli son pure terrorizzata, se ne andrà comunque a letto felice).
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