sabato 17 agosto 2024

Arles: une histoire d'amour

Dalla manciata di giorni di agosto ad Arles ci portiamo via:

-la bellezza delle librerie indipendenti che propongono un catalogo e una selezione come non ne vedevamo da un po’



-i trucchetti per rianimare i sacchettini di lavanda quando sembrano non profumare più (strofinarli un po’ tra le dita, sbatterli forte come panni da stendere e voila’)

-un femminismo di frontiera che scopre, riscopre, elabora in modo strutturato e di sostanza in forme e luoghi in cui mi rivedo forse più che a casa mia (chissà che l’eco di Simone continui a farsi sentire)

-la “Griffe” di Germaine Richier che al Musée Reattu si inchina al Cristo crocifisso medievale, ma poi distoglie lo sguardo



-il fatto che il sentiero Tolosiano che passa di qui è tra quelli che conduce sulla via per Santiago de Compostela

-il Luma, che è un incanto dove tornare e tornare e ancora tornare, e pure la Fondazione Van Gogh che, nonostante i dubbi che avevo, ha scelto una via del tutto atipica in cui il nome di Vincent diventa viatico per connessioni e conoscenze nuove (e quella sua unica opera protagonista giunta da Orsay, per una volta, la guardi con occhi più genuini e meno ubriachi)




-Saint-Trophime e il suo romanico dal gusto provenzale

-l’omino in pietra che osserva l’orizzonte all’angolo tra rue Senebier e Quai de la Roquette (di cui ancora non so nulla, ma pian piano qualcosa verrà pur fuori)



-i Rencontres che hanno invaso ogni spazio e fanno a tal punto da polo magnetico che in giro per la città, quando si vede una mappa arancione tra le dita altrui, ci si guarda e ci si riconosce




-il ristorante Galoubet (che in provenzale indica un tipo di piffero) di Frank e Céline Arribart, realizzato in un edificio del XVIII secolo, a due passi da dove dormiamo. Dopo un po’ di anni a Saigon, gli Arribart son tornarti in Francia e hanno aperto un bistrot con poche squisite pietanze che è diventato uno spazio epicureo dove bazzicano gli artisti e i curatori di Rencontres, editor della Actes di sud (casa editrice e libreria del cuore), restauratori, traduttori e curatori museali. Ma soprattutto: qui anche l’uovo apparentemente più semplice si fa delizia.



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