domenica 11 agosto 2024

La tenda rossa: Nobile, Amundsen, Ugo Lago e gli altri

La tenda rossa per me è la tenda della mia amica Tiziana, che su questa cosa studia e lavora da un pezzo. Quassù la tenda però è una metafora, un pezzo di storia artica, una sconfitta e un limite che si son fatte leggenda. Ma le storie laterali legate al dirigibile Italia guidato da Nobile (che si schiantò dopo aver raggiunto il polo nord nel maggio del 1928), son quelle che in questo caso - o forse come sempre - mi hanno asserragliata di più.



Perché se alla ricerca di Nobile e della cagnetta Titina son partite sette nazioni, prima tra tutte la Norvegia del nemico/amico Amundsen, nessuno mai si mise sulle tracce di quella metà di dirigibile (quella del pallone/involucro per intenderci) che era volata via con a bordo sei persone. Tra i sei c’era anche un giornalista siciliano, Ugo Lago, che come mostra un documento esposto al Polar Museum di Longyear non era stato assicurato (e la sua testata, il Popolo d’Italia, protestava per questo). Insomma, se Nobile andava riportato a casa a ogni costo perché il premio assicurativo da pagare se no sarebbe stato una catastrofe, per gli altri naufraghi del cielo artico ci furono ben altri trattamenti. 



Ugo, tra le altre cose si premurava pare di far mangiar bene i compagni e di non perdersi un dettaglio di quella agognata spedizione. Era un romantico, come racconta la lettera che indirizzò ai genitori e a Dora (sua moglie forse? La fidanzata? La sorella?) e il suo viaggio al nord era sulle tracce dei grandi esploratori e delle storie che portavano con se’. Ugo era amico di D’annunzio, Trilussa, Petrolini, Marinetti. Il suo posto sul dirigibile lo aveva “vinto” giocandoselo a testa e croce col giornalista del Corriere Cesco Tommaselli, qui e lì erroneamente segnalato come presente sull’Italia e sopravvissuto alla tragedia, ma così non fu: Cesco sul dirigibile non era proprio presente per scelta di Nobile che per alleggerire il carico all’ultimo concesse il posto a un unico reporter. Insomma, la storia della tenda dipinta di rosso con fiale di fucsina (utilizzata al tempo come una sorta di altimetro sulla base dei minuti di caduta sul suolo candido) ha infiniti rigagnoli ancora tutti da scavare. E molte cose il pack artico probabilmente le deve ancora rivelare. Nascoste nel permafrost, come ci ha insegnato pure True Detective.








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