sabato 10 agosto 2024

I volti delle Svalbard al Nordover

I volti delle Svalbard raccontate da tre generazioni. Per la mostra del Nordover, che fa parte dei musei d’arte del nord, Eva Grøndal ha recuperato migliaia di fotografie dei genitori Herta e Leif Grøndal, scattate dagli anni ‘50 agli anni ‘90 tra i minatori delle isole e le ha riportate a vita tornando in quei luoghi e tra quelle genti per guardarli di nuovo e rifotografarli daccapo. Accompagna la visione la musica creata dalla terza generazione, quella della figlia di Eva, Aggie, che ha composto i suoi brani intrecciando e registrando i rumori e i suoni naturali e umani di Longyearbyen, Pyramiden e dintorni.







Il dettaglio che più sorprende, al netto della durezza del lavoro che facevano e ancora in parte fanno quassù, e’ la quantità di sorrisi e risate di queste persone. Non solo quelle in posa o nei momenti di festa, ma quelle colte all’improvviso mentre passeggiano per le vie nascenti o si destreggiano in miniera in posizioni impensabili da tenere giornate intere.
L’essere così all’estremo pare infondere in chi giungeva e giunge qui un tasso di speranza più elevato del nostro, più consapevole del precario. Chi arriva alle Svalbard, terra che non ha popolazioni native e di fatto quindi le accoglie tutte, per lo più lo fa sapendo che non rimarrà per sempre e questo infonde forse un nuovo senso al concetto stesso di casa. In movimento, nomadi, speranzosi, liberi. Persino quando incastrati in un cunicolo a 8km sottoterra.


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