Nell’emporio della Signora Oleson dell’artico.
Fu sull’isola di Svinoya che negli anni Venti dell’Ottocento apri’ i battenti il primo magazzino dove i pescatori di merluzzo coi loro equipaggi potevano rifocillarsi di tabacco, pane e scorte per le uscite in mare. Oggi lo spaccio esiste ancora (lo gestiscono i discendenti del “barone del merluzzo”) con anche gli arredi dell’epoca e gli stivali appesi, il registratore di cassa, la bilancia, i timbri contabili, le confezioni di latta e persino l’odore di catrame e corda nell’aria, perché il porto e la pesca qui non son solo passato ma pure presente, con i distinguo del caso.
Annessi ci sono i rorbuer, che furono case dei pescatori (rosse come le barche che facevano loro da tetto) e oggi dimora agognata di viaggiatori alla ricerca del nord.
Stanotte dormire
con frastuono cantante di gabbiani
frusciare di onde
filosofica pacatezza di Bean (gatta di casa che ha una macchia a fagiolino sulla zampetta).
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