giovedì 8 agosto 2024

Pyramiden, l'utopia socialista alle Svalbard

 Nell’utopia artica di Pyramiden. Per l’esplorazione nell’antica città di minatori russi, son partita convinta di trovarci un sacco di storie di fatica e lavoro. E infatti ci sono entrambi. Eppero’, illuminata dalla giornata tersa, dal ghiacciaio azzurro che la fa risplendere a vita e dalla cura impressionante con cui è stata costruita, Pyramiden racconta pure un’altra storia.



Una storia proprio diversa. Quella di un’utopia socialista che ha tentato, nel luogo più remoto tra le terre abitate, di costruire una città sogno dove lavorare, certo, ma pure vivere in comunità, organizzare gare di nuoto, andare al cinema, assistere a spettacoli teatrali, frequentare il centro culturale, giocare a basket, fare politica, dedicarsi all’arte, pranzare e cenare tutti insieme in sale finemente decorare.



Era così che i minatori si convincevano a lasciare la Russia e trasferirsi qui con le proprie famiglie. Si trasferivano in un simbolo, traslocavano nell’ideale di qualcosa che in Russia non pareva ancora realizzabile. Loro pure, pare dalle tante fotografie del tempo, a questo sogno credevano. Ora quasi tutto è in abbandono, anche se Igor, la nostra guida, ci spiega che qui vivono ancora 25 persone e hanno un piccolo albergo, una caffetteria, Internet, il loro quotidiano (“la nostra non è una città fantasma e non è in tende che viviamo”, ci tiene a dire mentre a spalla tiene il fucile perché anche qui siamo fuori dalla safe zone e gli orsi bianchi abbondano e spesse volte scendono a far incetta di provviste). Pyramiden è luogo russo. Per questo la Norvegia ha valutato un boicottaggio soft dall’inizio della guerra. Ma gli operatori di Longeryearbayen lo han rifiutato e hanno ribadito che quassù, siano russi, norvegesi o quel che sia, le nazioni stanno quasi a zero visto che di fronte all’artico c’è una fratellanza in sopravvivenza che, per forza di cose e senza troppa retorica, i confini li deve inevitabilmente sfondare. Duemila anime in totale, 50 diverse nazionalità. Se arrivi qui, la tua scelta è già estrema di suo. E, come ci indica Igor (orgoglioso mi pare, anche se non può dirlo) lassù sulla montagna in tempi sovietici si scrisse la parola “pace” che ancora troneggia. Rivoluzione oggi, sembra suggerire Igor, si può dire solo così.







 



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